Le vicende parallele
Le vicende parallele della ministra Cancellieri, più che sospettata di indebiti interventi per far scarcerare una rampolla del clan Ligresti, e del Presidente della Regione Puglia, colto in flagranti risate nel celebrare uno che toglie il microfono a un cronista per impedirgli di chieder conto dei morti provocati dall’Ilva, suggeriscono alcune considerazioni. Entrambe le vicende sono frutto di intercettazioni. Viva le intercettazioni! Non so quanto servano in sede giudiziaria (sicuramente un po’ sì), ma certo hanno offerto a sociologi, cronisti e opinione pubblica un materiale indispensabile per capire di che pasta è fatta l’Italia. Evidenziano le familiarità complice di una ministra della Giustizia (già ministra degli Interni, Prefetto e Commissario della Repubblica, ultra-protetta dalla destra, berlusconiana e oltre) con un clan da almeno trent’anni crocevia di crimini accertati, di corruzione della politica e di manomissione dei bilanci aziendali; e di un simbolo della sinistra radicale con il factotum (factotum=che fa tutto, compresi i reati, per conto di chi lo manda) della famiglia Riva, di cui da 17 anni sono arcinote – e solo in parte già accertate dai tribunali – le malefatte che hanno trasformato in un Lager la fabbrica e la città di cui sono padroni. Siamo governati così e per questo l’Italia va a fondo.
Niente potrà cambiare senza un ricambio radicale non solo delle politiche, ma anche delle classi dirigenti – politiche, imprenditoriali, manageriali, e accademiche – che ci hanno portato al disastro attuale. Già, ma con chi e che cosa sostituirle? Anche solo concepire un’idea del genere sembra un’utopia, non solo perché i loro membri sono attaccati al proprio potere come una cozza allo scoglio (e non potrebbe essere altrimenti, visti i privilegi che si sono auto-concessi), ma perché ci hanno fatto credere di essere detentori di saperi e competenze insostituibili. Invece scopriamo giorno per giorno che ciò di cui sono competenti è solo farsi gli affari propri, e che il responsabile di un GAS (gruppo di acquisto solidale) ne sa forse di più di quegli amministratori delegati che hanno mandato a fondo Telecom, Alitalia, Siemens, Fiat, Finmeccanica e via andando; o che i sostenitori del TAV (tutti governativi) non sanno assolutamente niente di quel progetto di cui ogni abitante della Val di Susa conosce ogni minimo particolare tecnico; o che il promotore di un circolo culturale di provincia ne sa di più del cattedratico che ruba i lavori ai ricercatori precari per pubblicarli a suo nome; o che (facile) un medico del lavoro onesto ne sa più del ministro Lorenzetti. allora cominciamo a dire che le risorse per promuovere quel ricambio ci sono.