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Educare i giovani all’affettività?

Novembre 28, 2023 – 2:20 pm |

E’ del tutto evidente che il moltiplicarsi dei femminicidi in Italia è un effetto non del patriarcato in quanto tale, ma del suo indebolimento, del venir meno delle condizioni che lo rendevano “normale”. Questo in tutto l’Occidente e anche in tutte quelle regioni, come l’Iran, arbitrariamente annesse a “un’Europa fuori dall’Europa”, senza tener conto di quanto le recenti guerre promosse o …

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Attualità e politica »

Dallo sviluppo alla cura

Settembre 24, 2023 – 9:32 pm |

L’orizzonte teorico e pratico entro il quale collocare sia le analisi e le prospettive della nostra epoca sia il nostro agire è dato dalla crisi climatica e ambientale. Non la si può eludere né mettere in secondo piano, pena il ritrovarsi a dover fare i conti con contesti che non si padroneggiano più e in cui nemmeno ci si riconosce.

 Ci battiamo tutti per obiettivi specifici che attengono alla giustizia sociale (l’eliminazione o la riduzione di tutte le diseguaglianze che minano la dignità dell’essere umano) e a quella ambientale (le condizioni che permettono agli ecosistemi di rigenerarsi), ma dovremmo adoperarci per ricondurli sempre al contesto della crisi generale planetaria. In linea di principio è un’operazione semplice: tutto ciò che accelera o favorisce l’aggravarsi della crisi va respinto, combattuto, cambiato o trasformato: viva i “NO”; i No servono. Tutto ciò che ritarda, ostacola o cerca di invertire gli sviluppi della crisi va promosso e favorito. Naturalmente la pima cosa da evitare e combattere è la guerra tra Stati; ma è un capitolo a parte, e qui non ne parlo.

 Le prime e principali vittime della crisi climatica e ambientale sono i poveri e gli esclusi in tutti i paesi del mondo e in tutti gli ambiti, a partire dalle donne, sempre un gradino al di sotto nella gerarchia dell’oppressione: ciò che rende di fatto la rigenerazione della Terra condizione ineludibile del loro riscatto, di una maggiore giustizia sociale. E viceversa: sono loro che hanno un interesse prioritario a invertire rotta: papa Francesco, nell’enciclica Laudato sì, lo mette in evidenza fin dai primi paragrafi.

 Ciò richiede un vaglio delle analisi, dei programmi e degli obiettivi che non viene mai fatto, o viene messo in subordine ad altre priorità; che certo premono, ma che rischiano sempre di venir soffocate, prima o dopo, dagli sviluppi della crisi: una alluvione che distrugge un intero paese, una siccità che lo desertifica, una crisi settoriale – per esempio dell’agricoltura o del turismo – che ne vanifica le prospettive occupazionali, una migrazione che non era stata messa in conto, ecc.

 Per questo “fare politica oggi” richiede una continua opera di traduzione delle misure per far fronte alla crisi climatica e ambientale in termini che rispondano ai bisogni concreti delle persone e della loro condizione; e viceversa, una traduzione del vasto arco di obiettivi tesi alla trasformazione della società in pratiche che concorrano a far fronte tanto alle cause che alle conseguenze della crisi climatica e ambientale.

 Quest’opera di traduzione è l’unica cultura all’altezza dei tempi: una cultura che richiede un profondo ripensamento del rapporto che lega gli esseri umani al resto della vita sulla Terra: premessa ineludibile per l’uscita dall’antropocene, che certo è “capitalocene”, ma che è anche molto, di più. Il che richiede più e non meno “radicalità” di quella che aveva caratterizzato anche le più impegnative e creative prassi dei decenni e dei secoli scorsi.

 La crisi climatica, ambientale e sociale è destinata ad aggravarsi. Le emissioni climalteranti non si fermano e la Terra continuerà a riscaldarsi per anni. Gli eventi estremi a moltiplicarsi e cambierà anche la nostra vita quotidiana, volenti o nolenti.

 Le comunità, grandi o piccole, che sapranno attrezzarsi per adattarsi a condizioni sempre più ostiche – con un sistema di vita più sobrio, ma anche più ricco di relazioni e di esperienze – potranno fare da apripista a quelle che, bene o male, dovranno seguirle; pena la loro scomparsa. La traduzione di queste esperienze in programmi più generali, di respiro regionale, nazionale o sovranazionale, potrà avvenire solo sotto la pressione delle comunità che avranno già imboccato quella strada.

Tutto ciò mette all’ordine del giorno non solo le misure di mitigazione volte a ridurre e arrestare le cause della crisi, ma soprattutto quelle tese all’adattamento alle condizioni sempre più difficili in cui si svolgerà la vita quotidiana: soprattuttoquella delle persone più fragili, delle classi sociali più sfruttate, delle comunità più esposte al degrado, delle categorie più oppresse. Non saranno i governi a prendersene cura; e meno che mai le imprese. A prendersene cura dovranno essere le tante e diverse iniziative di movimenti che nascono dal basso e che già oggi vediamo all’opera.

 La transizione non potrà essere, quindi, un processo unitario e programmato, ma solo uno sviluppo “a macchia di leopardo”, dove le esperienze degli uni faranno da guida a quelle degli altri. Il criterio guida delle iniziative da prendere sarà la loro replicabilità, in contesti ovviamente differenti. Quelle replicabili ovunque vanno nella direzione giusta: la diffusione planetaria della resilienza di fronte alla crisi; quelle praticabili solo a condizione di escluderne gli altri, o addirittura a spese di altri, portano al vicolo cieco di una comunità chiusa, che non sarà mai sostenibile e autosufficiente.

 Questo vale soprattutto in relazione a quella che finora si presenta come la più importante conseguenza, ancorché indiretta, della crisi climatica: l’aumento delle migrazioni: destinate a crescere in modo esponenziale e a non fermarsi, rendendo evidente tutta l’inadeguatezza del modo di affrontarli – a destra come a sinistra – come emergenza estemporanea. Solo la creazione di comunità fondate sulla condivisione si può affrontare con un’accoglienza diffusa e non con una contrapposizione destinata a sfociare in sterminio, un processo che coinvolgerà milioni, se non miliardi, di esseri umani nel giro di pochi decenni.

 La costituzione di comunità aperte di mutuo appoggio nascerà dalle lotte, come già sta facendo, ma non prefigura necessariamente una società del futuro, “il sol dell’avvenire”, la cui definizione – se mai ne esisterà una – è e resterà nelle mani dei protagonisti di questi processi. Ma alcune cose emergono comunque dalla prospettazione di questa trasformazione: la prima è la valorizzazione e la priorità della cura, dei lavori di cura, delle attività legate alla riproduzione:non solo quella biologica e materiale, ma anche e soprattutto quella sociale – cioè la creazione, il mantenimento e il potenziamento dei legami che tengono unita una comunità: un’attività in cui, anche qui, come in tutto ciò che viene tradizionalmente classificato come “lavoro riproduttivo”, prevale il ruolo delle donne – rispetto al lavoro cosiddetto produttivo di merci, di valore di scambio, di profitto; lavoro non necessariamente condannato alla scomparsa, ma sicuramente destinato a un ruolo subordinato rispetto alla priorità della cura.

 Ciò mette in discussione l’obiettivo della “crescita”: crescita della produzione di valore, di PIL, che è il termine con cui oggi viene indicata quella che Marx chiamava accumulazione del capitale (Un utile esercizio è sostituire l’espressione “accumulazione del capitale” al termine crescita tutte le volte che questa viene nominata: anche, spesso inconsapevolmente, da molti di noi che pure l’avversano. Salterebbe agli occhi non solo il lato grottesco del destino a cui ci siamo autocondannati, ma anche la profondità con cui lo “spirito del capitalismo”, che è accumulazione, è penetrato fin dentro il nostro inconscio).

 All’abbandono dell’obiettivo – o, meglio, dell’orizzonte – della crescita è legato quello dello “sviluppo” – spesso accompagnato dalle “ineludibili”qualifiche di “umano”, “sostenibile”, “ecologico”, ecc. Che ne sono il volto presentabile, ma che non lo disgiungono mai dalla crescita, che ne è la condizione irrinunciabile. Ma viene meno anche ogni riferimento al “progresso” (e del suo derivato “progressista”, usato per lo più a sproposito: alla buonora, duecento anni dopo Leopardi!). Sono termini legati alla concezione di uno sviluppo lineare del processo storico che pone una civiltà, una cultura, una organizzazione sociale (di fatto, quella capitalistica e occidentale) al di sopra di quelle che l’avrebbero preceduta, e che a volte sono sopravvissute al tentativo di estinguerle, dimostrando la loro vitalità e la loro resilienza,.

 Certamente termini come crescita, sviluppo e progresso mantengono un valore positivo quando sono riferiti a singole persone o a contesti determinati. Ma questa accezione viene usata troppo spesso per mascherare la sostanza di ciò che è invece il meccanismo di fondo che regola il funzionamento del capitalismo. Il progresso, quando c’è, riguarda il miglioramento di una vita, di una generazione, di un assetto sociale, di un contesto ambientale; fino a che il cambiamento delle condizioni date non impone il perseguimento di nuovi e diversi obiettivi: in un processo ciclico che si rinnova a ogni generazione, quale che sia stato l’esito del ciclo precedente.

 La cura del prossimo, della comunità, degli umani, ma anche della vita della Terra in tutte le sue manifestazioni, comporta il superamento della contrapposizione, propria della modernità, tra uomo e ambiente, cultura e natura, spirito e materia, soggetto e oggetto. Un superamento che è l’unico modo ancora praticabile per affrontare una crisi di cui già oggi possiamo vedere le manifestazioni più minacciose; ma che sono ancora niente di fronte a quelle che attendono al varco le prossime generazioni. Sì, quelle di cui avrebbe dovuto farsi carico lo “Sviluppo sostenibile”…

Fare i conti con il clima

Agosto 4, 2023 – 4:36 pm |

Il “pieno accordo” tra Giorgia Meloni e Joe Biden non desta stupore: il sostegno incondizionato alla guerra in Ucraina non lascia spazio a divergenze di  sorta. In più Giorgia si è iscritta anche alla guerra – per ora solo “commerciale” – alla Cina e in cambio ha ammesso – contro le sue convinzioni – che bisogna “fare qualcosa” sui cambiamenti …

Negazionismo climatico, un crimine contro l’umanità

Luglio 26, 2023 – 4:28 pm |

La “resa dei conti” con il clima è ormai in pieno corso su tutto il pianeta. La documentano dati incontestabili, la lettura che da anni ne fanno gli scienziati dell’IPCC e soprattutto l’accelerazione dei fenomeni connessi: scioglimento di ghiacciai, permafrost e calotte polari, frequenza di eventi estremi – uragani, grandinate, alluvioni, siccità, ondate di calore, incendi indomabili, turisti e residenti …

Guerra in Ucraina e danni collaterali

Luglio 19, 2023 – 3:42 pm |

Dall’inizio della guerra con la Russia l’esercito ucraino ha sparato una media di 9.000 proiettili di cannone al giorno – quasi mezzo milione finora, tanto da aver esaurito le scorte degli Stati Uniti e di molti altri membri della Nato. Dove? Tutti concentrati su quattro regioni, quelle che rivendica e vuole riconquistare.

Vediamo alla Tv e leggiamo sui giornali le distruzioni inflitte dalle armi russe – razzi, …

Gkn, come promuovere la transizione nell’industria automobilistica?

Luglio 13, 2023 – 4:56 pm |

L’8 e il 9 luglio, a due anni dal licenziamento via e-mail dei 500 lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, il collettivo di fabbrica, in rappresentanza degli operai che da due anni resistono alla loro condanna con un ricco programma di socializzazione della loro lotta e di riconversione ecologica della loro produzione ha convocato nello stabilimento occupato, insieme ai rappresentanti italiani, …

Crisi climatica, negazionisti e nuove generazioni

Giugno 12, 2023 – 10:47 pm |

I negazionisti di fatto sono quelli che riconoscono l’imminenza, la gravità e le dimensioni della crisi ecologica e ambientale (ormai sono la maggioranza, soprattutto tra le élite dirigenti e le forze al governo di tutto il mondo), ma che poi continuano ad agire come se nulla fosse. Anzi peggio. Alle grandi opere infrastrutturali pensate per una crescita che non ci …

Conversione ecologica, una scelta urgente e inevitabile

Maggio 8, 2023 – 9:41 pm |

La Terra ha bisogno di una conversione ecologica. La dobbiamo fare noi umani senza aspettare che proceda senza di noi: siamo noi i responsabili del suo degrado, perseguito contro il resto del vivente fin quasi alle estreme conseguenze. Ma possiamo invertire questo trend avendo come alleati, in questo cammino all’incontrario, tutto ciò che la vita spontaneamente produce. La conversione ecologica …

Ex-GKN, impianto a carbone di Civitavecchia, NoTav della Valsusa: tre esempi da seguire

Maggio 8, 2023 – 9:36 pm |

x-GKN, poi QF, ora Fabbrica Socialmente Integrata Insorgiamo: quasi due anni fa oltre 400 lavoratori vengono licenziati da un giorno all’altro via e-mail. La multinazionale che anni fa ha rilevato la fabbrica intende delocalizzare gli impianti in Polonia. Gli operai dicono NO e presidiano la fabbrica per impedire che vengano portati via macchinari di avanguardia. Vengono licenziati una seconda volta …

Crisi climatica e negazionisti di fatto

Marzo 27, 2023 – 12:39 pm |

Dilaga il negazionismo climatico e ambientale. Quello concreto. Quello effettivo. Finché la disputa si svolgeva all’interno della comunità scientifica, i negazionisti – in Italia guidati prima dal prof. Zichichi, “lo scienziato di Andreotti”, poi da Paolo Prodi, il fratello scemo di Romano – sono sempre stati una piccola minoranza in continua diminuzione, ancorché ben foraggiata dall’industria dei fossili. Imperversavano sui …

Niente da dimenticare, verità e menzogne su Lotta continua

Gennaio 12, 2023 – 9:15 pm |

In libreria dal 13 gennaio 2023.

LE ORIGINI DELLA STORIAQuello che ha formato e tenuto insieme Lotta continua, e che ancora adessoirrita o intriga amici e nemici a distanza di decenni, sono state l’amicizia ela fiducia reciproca tra persone dall’origine e dal destino più diverso. Un’amiciziae una fiducia formatesi e confermate in un’esperienza comune diqualcosa di raro e straordinario: la …

Guerra in Ucraina, il fattore disumano

Gennaio 12, 2023 – 9:08 pm |

Le guerre non bisognerebbe mai iniziarle e, una volta “scoppiate”, bisognerebbe adoperarsi per farle cessare il più presto possibile, ma soprattutto bisognerebbe evitare tutte le iniziative che possono portare al loro “scoppio”. Non per una astratta pretesa di armonia tra i popoli, ma per evitare il costo che le guerre comportano sia per chi le “vince” che per chi le …