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Crisi climatica e negazionisti di fatto

Marzo 27, 2023 – 12:39 pm |

Dilaga il negazionismo climatico e ambientale. Quello concreto. Quello effettivo. Finché la disputa si svolgeva all’interno della comunità scientifica, i negazionisti – in Italia guidati prima dal prof. Zichichi, “lo scienziato di Andreotti”, poi da Paolo Prodi, il fratello scemo di Romano – sono sempre stati una piccola minoranza in continua diminuzione, ancorché ben foraggiata dall’industria dei fossili. Imperversavano sui …

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Attualità e politica »

Le COP sul clima; un rito inutile

Novembre 29, 2022 – 3:03 pm |

Hanno sbagliato paese.
Da trent’anni, quasi ogni anno, 30-40mila “diplomatici ambientali” si riuniscono in qualche città del mondo per decidere come salvare il clima della Terra dall’effetto serra. Un rito inutile perché inconcludente (e lo si sa già prima), ma molto costoso, sia in termini economici che di emissioni (viaggiano tutti in aereo). Quest’anno, giunto alla sua 27° edizione, quel rito è stato aggravato dal fatto di essersi svolto in Egitto, il paese degli assassini di Giulio Regeni, dei carcerieri di Patrick Zaki e di altri 60mila prigionieri politici; ma anche un grande produttore di gas, merce oggi particolarmente ambìta da tutte le economie del mondo. Il che rendeva quel paese altamente inadatto a ospitare un convegno che si dovrebbe occupare della lotta ai combustibili fossili (è come andare a fare un pick-nick nella tana di un lupo). Tanto più che al centro dell’attenzione della sessione di quest’anno c’era il tema loss&damage, perdite e danni, che riguarda soprattutto i paesi più poveri e più danneggiati dai cambiamenti climatici, ma senza alcuna responsabilità per essi; per cui sarebbe stato giusto tenere quella riunione in un paese dell’Africa subsahariana desertificata o in un atollo del Pacifico sommerso dall’innalzamento del mare. Ad ogni buon conto, la prossima COP si terrà negli Emirati arabi: uno Stato che vive solo di gas e petrolio. Quasi uno sberleffo. Dalla padella alla brace.

Il convitato di pietra: la democrazia
Niente di strano, quindi, che in questi convegni periodici, denominati COP (Conference of Parties), di fossili non si parli quasi o li si nomini appena; tranne che negli incontri bilaterali fuori programma, dove nessuno, a partire dalla nostra premier, si è trattenuto dal nascondere la sua cupidigia nei confronti del ricco giacimento di gas Zohr che fa del dittatore dell’Egitto Al-Sisi una delle persone più corteggiate del mondo. E mentre non solo l’Italia, nella persona del suo premier, ma tutta l’Europa, passavano disinvoltamente sopra il cadavere di Giulio Regeni – “acqua passata”… – gli Usa approfittavano dell’occasione per riabilitare il principe assassino Mohammed bin Salman. Niente di cui stupirsi: la loro, e nostra, democrazia è questa; la stessa che vuole condannare a vita Julien Assange, reo di aver rivelato alcuni dei tanti delitti perpetrati dall’esercito degli Stati Uniti. Gas e petrolio passano davanti a tutto, anche là dove in linea di principio ci si dovrebbe riunire per toglierli dalla scena.
Le COP: festival dei lobbisti (del petrolio)
Ma il business non finisce lì. Al-Sisi ne ha approfittato per moltiplicare per dieci il prezzo degli alberghi dove alloggiare, a loro spese, quella folla di diplomatici; con la conseguenza che la maggior parte dei paesi più poveri ha dovuto ridurre all’osso i propri rappresentanti, mentre i lobbisti del petrolio, del gas e del carbone, lautamente stipendiati e con il rimborso spese a piè di lista, erano più numerosi dei rappresentanti dei paesi poveri. Anche per questo Greta e gli esponenti del movimento Fridays for Future si sono rifiutati di andarci; ma erano assenti anche Cina ed India, tra i maggiori “emettitori” mondiali, ma ormai convinte dell’inutilità di quegli incontri; che finiscono per lo più per metterle sotto accusa per coprire le responsabilità storiche – cioè cumulative, in termini di emissioni – dei paesi industrialmente più sviluppati, sempre pronti a dare lezioni agli altri e mai a se stessi.
Infatti, i risultati di COP27 sono stati dichiarati da tutti “deludenti”, sinonimo di fallimentari: non sono nemmeno stati confermati gli impegni volontari assunti l’anno scorso alla COP di Glasgow dai diversi paesi, se non ribadendo la volontà di mantenere la temperatura media terrestre entro +1,5°C rispetto al periodo preindustriale, ma senza spiegare come.
Pagare i danni?
Unico risultato positivo, secondo qualche commentatore, l’istituzione di un fondo Loss&damage destinato a risarcire dei danni subiti i paesi maggiormente colpiti dalla crisi climatica. Risultato puramente “simbolico”, hanno detto tutti. Intanto, perché non ne sono state fissate né la consistenza né l’eventuale ripartizione, sia della possibile origine – tra i donatori – che della relativa destinazione, i beneficiari: quali paesi? E quali entità: i Governi e le loro cleptocrazie o le comunità territoriali? Lo si farà alla prossima COP, quella degli Emirati: a bagno nel loro petrolio…
Ma tanto “simbolico”, aggiungiamo noi, da configurarsi come una vera e propria truffa. A questo livello di elaborazione quell’impegno ricorda da vicino lo slogan con cui i nemici degli immigrati ritengono di potersela cavare: “Aiutiamoli a casa loro”. Sì, ma come? E quanto “aiuto” occorre fornire, e a chi, per rendere meno impellente il bisogno di abbandonare un paese? E visti i precedenti, non sarebbe meglio smettere di saccheggiare quei paesi prima di pensare ad “aiutarli”?
E venendo a noi, a quanto ammontano i danni della crisi climatica? C’è qualcuno che li sa calcolare? Non i danni di un singolo evento estremo: un’alluvione, un tornado, un periodo di siccità, la scomparsa di un fiume non più alimentato da un ghiacciaio, la perdita di un raccolto, ecc. Questi danni li si calcola; male ma lo si fa. Ma le perdite e i danni della crisi climatica vanno, sia per il singolo paese che per il mondo intero, molto al di là di quelli riconducibili a un singolo evento o alla somma di tanti singoli eventi. E nessuno li vorrà mai ripagare; né d’altronde sarebbe in grado di farlo. E chi, anche pagando, potrà mai fare arretrare il livello del mare, ricostituire un ghiacciaio, far piovere sulle aree desertificate, restituire la vita alle specie estinte?


Un piano planetario per un danno planetario
Ovvio che il peso maggiore di questo disastro ricade sui paesi più poveri e più esposti alle conseguenze della crisi climatica. Ma ormai essa riguarda tutto il mondo e tutti i paesi, ancorché in misura diversa; e si può affrontare solo con un piano che riguardi contestualmente tutto il mondo. Ovvio che un piano del genere non sarebbe facile da far passare; di lì, dalle COP, di buono non passa niente. Ma intanto nessun Governo si è mai fatto carico anche solo di concepirlo e di proporlo, con la radicalità che impone per essere all’altezza della crisi ormai in pieno corso. Ci vorrebbero le misure estreme di una vera conversione ecologica: blocco di tutti i combustibili fossili, lasciandoli sottoterra: cominciando oggi, non domani; concentrazione di tutti gli investimenti sulle rinnovabili; non sul gas, sui tubi, sulle trivelle, sulle navi-bomba; trasporto solo più pubblico: e intanto, blocco degli aerei privati, dei panfili e delle crociere, dei Suv e delle auto di lusso; blocco degli allevamenti intensivi (e conseguente cambio di dieta per tutti coloro che non possono fare a meno di una bistecca al giorno); restituzione del suolo a un’agricoltura biologica di prossimità;   riforestazione del pianeta piantando 1000 miliardi di alberi per riassorbire almeno in parte i gas di serra emessi negli ultimi due secoli: vuol dire 120 alberi, 4 all’anno, per ognuno degli attuali abitanti della Terra, per trent’anni. Si può fare: lo spazio per farlo, è stato calcolato, c’è.
Solo presentando un piano di questo genere avrebbe senso convocare un’altra COP. Altrimenti meglio chiudere con questa farsa e lasciare alle iniziative di base e alla loro replicabilità il compito di sviluppare soprattutto le attività di adattamento a un clima destinato a peggiorare in modo drammatico e che proprio per questo richiederà l’impegno diretto di tutti. Un impegno che gli attuali Governi non saprebbero mai nemmeno concepire.

Il lavoro in una prospettiva  di decrescita

Novembre 25, 2022 – 6:41 pm |

La cura come paradigma della transizione

In una precedente discussione su lavoro e decrescita all’incontro Venezia 2022 ho insistito sull’importanza di mantenere ferma la distinzione tra lavoro, da un lato, e lavoratori e lavoratrici, dall’altro. Nel linguaggio sindacale e politico spesso si usa il termine lavoro per indicare il popolo di coloro che lavorano, assegnando al primo i meriti e la …

Educazione ambientale, oltre lo sviluppo sostenibile

Novembre 25, 2022 – 6:38 pm |

Nella visione promossa dall’enciclica Laudato sì le prime e vere vittime del degrado ambientale che sta soffocando il pianeta sono i poveri della Terra: sia quelli – la maggioranza – che vivono in paesi già soggiogati dal colonialismo, che ne ha devastato gli habitat e cercato di cancellarne costumi e culture tradizionali, impoverendoli, sia quelli, sempre più numerosi, relegati ai …

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Passato e futuro di una guerra

Novembre 7, 2022 – 12:38 pm |

Che cosa sarebbe successo se, di fronte all’invasione dell’Ucraina, giunta fino a Kiev, Zelenski fosse fuggito, o si fosse arreso? O la Nato non gli avesse fornito tutte le armi che gli ha messo a disposizione? È l’argomento “forte” che tutti i favorevoli a riempire di armi l’Ucraina ritengono risolutivo. Non si può non rispondere. Ma l’alternativa a una resa …

Queste manifestazioni!

Novembre 4, 2022 – 8:51 am |

Due manifestazioni di valenza nazionale nella stessa giornata di sabato 5.11: una per la pace e contro le armi, a Roma, l’altra a sostegno della lotta del collettivo ex-Gkn, ormai integrata con la mobilitazione per il clima del movimento Fridays for Future, e di molti altri movimenti in difesa dell’ambiente e della salute, in un processo di convergenza che ormai …

Largo a chi sa cosa fare

Novembre 3, 2022 – 4:22 pm |

Bisognava aspettare Putin, “il benzinaio con l’atomica” (così Adriano Sofri su il foglio del 28.10) che riforniva e rifornisce di idrocarburi metà della Terra, per sentir deplorare il fatto che la guerra in Ucraina danneggia la lotta contro il cambiamento climatico. C’è qualcuno di coloro che, schierati senza se e senza ma per l’invio di armi all’Ucraina, cioè per la …

Un contributo al convegno di Medicina Democratica

Ottobre 18, 2022 – 1:34 pm |

Sono membro e uno dei soci fondatori dell’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale, fondata nel 2015, subito dopo la pubblicazione dell’omonima enciclica di papa Francesco.

Ciò che secondo noi costituisce il nucleo centrale di questa enciclica, che consideriamo il più importante documento politico di questo scorcio di secolo, è l’indissolubile nesso che vi …

Dopo il voto

Ottobre 11, 2022 – 10:19 pm |

La legge elettorale che ha consegnato il paese alle destre (e a un bel po’ di fascisti) non cambierà più, se non in peggio. Perché dovrebbero farlo? Le leve del governo e l’istituendo presidenzialismo sono sufficienti a garantire la loro rielezione comunque vada. Così il nuovo regime non durerà cinque anni, ma un ventennio e forse più… Il PD è …

La bomba

Ottobre 11, 2022 – 10:18 pm |

La guerra in Ucraina è arrivata dove doveva arrivare: allo scontro nucleare. Perché fin dall’inizio, anzi da molto prima del suo inizio, non era una guerra tra Russia e Ucraina, o tra Putin e Zelenski, ma tra Nato e Federazione russa. Non fermarla, non cercare di fermala, aveva un esito obbligato.

A tutti coloro che in questi mesi hanno sostenuto l’invio …

LA CONVERSIONE ECOLOGICA HA FRETTA

Ottobre 11, 2022 – 10:16 pm |

La recente conferenza internazionale sulla decrescita Venezia 2022 ha mostrato che nel corso degli ultimi anni, anche senza che nessuno la perseguisse esplicitamente, si è di fatto verificata una convergenza tra visioni e prospettive di una società futura che fino a poco tempo fa sembravano distanti o addirittura alternative: quelle che rispondono ai termini di decrescita, ecosocialismo, ecofemmnismo, società della …