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Ex-GKN, impianto a carbone di Civitavecchia, NoTav della Valsusa: tre esempi da seguire

Maggio 8, 2023 – 9:36 pm |

x-GKN, poi QF, ora Fabbrica Socialmente Integrata Insorgiamo: quasi due anni fa oltre 400 lavoratori vengono licenziati da un giorno all’altro via e-mail. La multinazionale che anni fa ha rilevato la fabbrica intende delocalizzare gli impianti in Polonia. Gli operai dicono NO e presidiano la fabbrica per impedire che vengano portati via macchinari di avanguardia. Vengono licenziati una seconda volta …

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Attualità e politica »

Guerra in Ucraina, il fattore disumano

Gennaio 12, 2023 – 9:08 pm |

Le guerre non bisognerebbe mai iniziarle e, una volta “scoppiate”, bisognerebbe adoperarsi per farle cessare il più presto possibile, ma soprattutto bisognerebbe evitare tutte le iniziative che possono portare al loro “scoppio”. Non per una astratta pretesa di armonia tra i popoli, ma per evitare il costo che le guerre comportano sia per chi le “vince” che per chi le “perde” – se parliamo di popoli e non di governi – sia in termini di distruzione degli habitat che di danni agli uomini e alle donne che ci vivono.

Questo non vuol dire rinunciare a difendersi, anche con le armi, ma convenire sul fatto che tra le opzioni possibili non c’è solo la guerra e nient’altro che la guerra. Prima, durante e oltre la guerra ci sono tregua, diplomazia, mediazione, costruzione di alternative politiche e sociali, difesa delle vite e delle condizioni di esistenza delle popolazioni, convivenza tra etnie, lingue e culture diverse. L’autodifesa armata del Rojava ha il suo presupposto nel confederalismo democratico promosso da Ocalan. Nessuna di quelle esigenze è stata invece rispettata dalle parti coinvolte nella guerra in Ucraina.

Putin non pensava a una guerra quando ha invaso l’Ucraina. Pensava a una soluzione come quella che oltre cinquant’anni prima era riuscita a Breznev in Cecoslovacchia: molti carri armati, poco sangue e un cambio di regime imposto con la forza per arrestare e riequilibrare la marcia verso est della Nato. La resistenza dell’Ucraina, del suo esercito e delle sue milizie lo ha costretto a cambiare i piani: non a ritirarsi e chiedere scusa, ma a ripiegare su una vera guerra, a cui con tutta evidenza non era preparato. La sua devastante vittoria in Cecenia gli aveva fatto credere di poter risolvere la questione con un altro massacro.

Dall’altro lato del fronte si è puntato fin dall’inizio sulla temporanea superiorità ucraina, supportata dal sostegno politico, ma soprattutto militare, della Nato, degli Usa e dell’Unione Europea, per sferrare un colpo decisivo. Ben sapendo che questo avrebbe innescato un confitto molto lungo, che nelle dichiarazioni inziali di Biden (poi corrette) avrebbe dovuto portare alla destituzione di Putin o addirittura alla dissoluzione della Federazione Russa.

Non si è messo in conto quanto una guerra prolungata e combattuta con sempre più uomini e armi (fino al limite della minaccia e del sempre possibile ricorso a quelle nucleari) sarebbe costata alle popolazioni dell’Ucraina e alla gioventù della Federazione Russa mobilitata a partire dalle sue periferie. La mobilitazione di entrambe le parti (e dei loro fans, soprattutto in Occidente) ha offuscato finora lo sguardo sulla devastazione del territorio, a est e a ovest del fronte e sul futuro di quel Paese. Ancora oggi si pensa – qualcuno pensa, e si mette in viaggio per prenotarne una quota – al business della ricostruzione, mentre la distruzione dell’Ucraina è ancora in pieno corso. E questo senza mettere in conto il suo indebitamento presente e futuro, pagabile solo in parte con la svendita delle sue risorse. E immemori del passato, si progetta di farne pagare i danni alla Russia, come a Versailles, dopo la Prima Guerra Mondiale, si era pensato di farli pagare alla Germania…

L’ostinazione della Russia non ha provocato, come forse sperava Putin, una crisi dell’Unione Europea e meno che mai la sua “nazificazione”, come ritiene il generale Mini, ma i regimi dispotici di molti suoi membri ne sono stati rafforzati, grazie soprattutto alla militarizzazione imposta dalla Nato. Un dominio in cui è facile entrare, ma da cui molto difficile uscire, o anche solo disobbedirgli, come insegna la sorte toccata ad Aldo Moro. Ma che il più democratico regime europeo abbia scambiato la sua adesione alla Nato con la consegna dei dissidenti curdi al tiranno Erdogan è cosa da non sottovalutare.

La guerra in Ucraina è un esito scontato dell’allargamento passato, in corso e futuro della Nato, un processo di cui l’Ucraina è una componente essenziale: il come e il quando erano (in parte) ignoti. Ma l’Ucraina era già membro di fatto della Nato, con le esercitazioni congiunte (“L’abbaiare ai confini della Russia”), il suo potenziamento bellico e il ruolo affidato, dopo Maidan, alle sue milizie (naziste? Sì) nel fare una vera e propria guerra alle aspirazioni autonomistiche delle sue province orientali.

E’ vero che nel confronto tra Ucraina e Federazione Russa non contano solo le armi, la loro potenza, la loro precisione, la loro quantità. Conta anche il “fattore umano”: il fatto che molti dei combattenti ucraini considerino ora una questione vitale la riconquista dei territori sottratti – anche se avevano fatto ben poco per fermare il bombardamento di otto anni del Donbass e la discriminazione dei loro concittadini russofoni – mentre uno spirito analogo non anima certo i coscritti a forza delle forze armate russe. Ma fino a che punto si potrà evitare di mettere in conto anche il “fattore disumano”: le centinaia di migliaia (ormai) di morti da entrambe le parti, la distruzione, in gran parte irreversibile, dei territori contesi, a qualsiasi delle due parti rimangano poi in mano. E un futuro non di prosperità (che l’Unione Europea non fornisce più nemmeno ai suoi membri), ma di miseria, di debiti, di rancore e di soggezione.

L’Ucraina non uscirà da questa guerra, se mai ne uscirà, più democratica e “denazificata”, ma più autoritaria e militarizzata, come già è ora e con partiti di opposizione e sindacati fuorilegge, scioperi proibiti, informazione controllata, giornalisti indipendenti perseguitati, servizi segreti e ambasciate straniere onnipotenti.

Quanto alla Russia, l’esito perseguito, se è la caduta di Putin, non consegnerà il potere a un’élite più conciliante e aperta, bensì a figure ancora più feroci e guerrafondaie. Se è la dissoluzione della Federazione, essa lascerà il campo a una “grande Libia”, con le nazioni del dissolto impero contese tra le potenze vicine e lontane, e anche ubique, come il mai dissolto Isis. Qualcuno ha forse pensato di poter parare il colpo senza adoperarsi da subito per la pace? E non sarebbe forse l’Unione Europea l’attore più adatto a proporre una mediazione, se non fosse anch’essa parte del conflitto? Ma non si può mediare partecipando alla guerra: questo, almeno, bisognerebbe saperlo.

La guerra nell’era della crisi climatica

Dicembre 16, 2022 – 4:42 pm |

Siamo ormai entrati in pieno in una crisi climatica e ambientale secolare, sicuramente per molti aspetti irreversibile. Pochi, soprattutto i giovani, si adoperano, spesso con tutte le loro forze, per rallentarne gli sviluppi: difendono il loro futuro, le loro vite. Molti la ignorano. Molti altri sanno benissimo che c’è, che è gravissima, ma fanno come se non esistesse e inseguono …

Le COP sul clima; un rito inutile

Novembre 29, 2022 – 3:03 pm |

Hanno sbagliato paese.Da trent’anni, quasi ogni anno, 30-40mila “diplomatici ambientali” si riuniscono in qualche città del mondo per decidere come salvare il clima della Terra dall’effetto serra. Un rito inutile perché inconcludente (e lo si sa già prima), ma molto costoso, sia in termini economici che di emissioni (viaggiano tutti in aereo). Quest’anno, giunto alla sua 27° edizione, quel rito …

Il lavoro in una prospettiva  di decrescita

Novembre 25, 2022 – 6:41 pm |

La cura come paradigma della transizione

In una precedente discussione su lavoro e decrescita all’incontro Venezia 2022 ho insistito sull’importanza di mantenere ferma la distinzione tra lavoro, da un lato, e lavoratori e lavoratrici, dall’altro. Nel linguaggio sindacale e politico spesso si usa il termine lavoro per indicare il popolo di coloro che lavorano, assegnando al primo i meriti e la …

Educazione ambientale, oltre lo sviluppo sostenibile

Novembre 25, 2022 – 6:38 pm |

Nella visione promossa dall’enciclica Laudato sì le prime e vere vittime del degrado ambientale che sta soffocando il pianeta sono i poveri della Terra: sia quelli – la maggioranza – che vivono in paesi già soggiogati dal colonialismo, che ne ha devastato gli habitat e cercato di cancellarne costumi e culture tradizionali, impoverendoli, sia quelli, sempre più numerosi, relegati ai …

Do you remember stay behind?

Novembre 25, 2022 – 6:33 pm |

L’operazione Stay behind era – forse è ancora – un’iniziativa segreta della Nato, controllata operativamente dai servizi segreti degli Usa. Serviva a preparare una resistenza, da “dietro” il fronte, in caso di un’occupazione dell’Italia da parte dell’Unione Sovietica. In realtà, in caso di una vittoria elettorale dei comunisti. Per prevenirla o, nel caso, affrontarla, veniva addestrata una folta schiera di …

Passato e futuro di una guerra

Novembre 7, 2022 – 12:38 pm |

Che cosa sarebbe successo se, di fronte all’invasione dell’Ucraina, giunta fino a Kiev, Zelenski fosse fuggito, o si fosse arreso? O la Nato non gli avesse fornito tutte le armi che gli ha messo a disposizione? È l’argomento “forte” che tutti i favorevoli a riempire di armi l’Ucraina ritengono risolutivo. Non si può non rispondere. Ma l’alternativa a una resa …

Queste manifestazioni!

Novembre 4, 2022 – 8:51 am |

Due manifestazioni di valenza nazionale nella stessa giornata di sabato 5.11: una per la pace e contro le armi, a Roma, l’altra a sostegno della lotta del collettivo ex-Gkn, ormai integrata con la mobilitazione per il clima del movimento Fridays for Future, e di molti altri movimenti in difesa dell’ambiente e della salute, in un processo di convergenza che ormai …

Largo a chi sa cosa fare

Novembre 3, 2022 – 4:22 pm |

Bisognava aspettare Putin, “il benzinaio con l’atomica” (così Adriano Sofri su il foglio del 28.10) che riforniva e rifornisce di idrocarburi metà della Terra, per sentir deplorare il fatto che la guerra in Ucraina danneggia la lotta contro il cambiamento climatico. C’è qualcuno di coloro che, schierati senza se e senza ma per l’invio di armi all’Ucraina, cioè per la …

Un contributo al convegno di Medicina Democratica

Ottobre 18, 2022 – 1:34 pm |

Sono membro e uno dei soci fondatori dell’Associazione Laudato sì – Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale, fondata nel 2015, subito dopo la pubblicazione dell’omonima enciclica di papa Francesco.

Ciò che secondo noi costituisce il nucleo centrale di questa enciclica, che consideriamo il più importante documento politico di questo scorcio di secolo, è l’indissolubile nesso che vi …

Dopo il voto

Ottobre 11, 2022 – 10:19 pm |

La legge elettorale che ha consegnato il paese alle destre (e a un bel po’ di fascisti) non cambierà più, se non in peggio. Perché dovrebbero farlo? Le leve del governo e l’istituendo presidenzialismo sono sufficienti a garantire la loro rielezione comunque vada. Così il nuovo regime non durerà cinque anni, ma un ventennio e forse più… Il PD è …