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Quel deserto chiamato pace

Giugno 8, 2025 – 12:54 pm |

Si vis pacem para bellum: se vuoi la pace prepara la guerra. La pace di chi la persegue in questo modo non è altro che guerra. In questa sequenza: riarmo, guerra, vittoria, imposizione delle proprie condizioni al nemico vinto, oppure sterminio. Anche questo è uno dei tanti modi di chiamare la pace: Solitudinem faciunt, pacem appellant (Tacito), fanno un deserto …

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Attualità e politica »

Fare l’amore e non la guerra

Aprile 5, 2025 – 2:51 pm |

Per un po’ tutti abbiamo voluto o finto di crederci: che da una parte ci fosse solo l’1 per cento (di fatto, lo 0,0001 per cento: i padroni della Terra) e dall’altra tutti gli altri, noi. Non era, non è, così. Intorno a quel pugno di potenti c’è una solidissima struttura: una gerarchia di uomini e donne, ciascuno e ciascuna al “suo” posto, con dei compiti ben definiti, che lungo i rami – o meglio le radici – del potere arriva a coinvolgere cerchie sempre più ampie di “complici”: chi per interesse o per vantaggi, chi per abitudine, chi per servilismo, chi per non conoscere o vedere alternative.

Lungo quella serie di cerchie concentriche si può arrivare molto in là. In mezzo, da qualche parte, a un qualche livello, ci siamo noi; in parte consapevoli, in parte no, del nostro ruolo e delle nostre responsabilità. Puntare sulla contrapposizione tra due blocchi, gli emarginati e gli inclusi, “i sommersi e i salvati”, non sposta i termini della questione. A volte allarga un po’ l’area degli esclusi a spese del blocco del potere, a volte la restringe e dilata quella di chi si sente, o si vuole, incluso. Il problema è tagliare quella piramide sociale, cercare di destrutturarla ad ognuno dei suoi livelli intermedi, a partire dalle ragioni specifiche di disagio nei confronti della sua posizione che ciascuno e ciascuna avverte già oggi, o potrebbe avvertire domani. E’ quella “lunga marcia attraverso le istituzioni” di sessantottesca memoria troppo a lungo dimenticata. A ciascuno di quei livelli, in ogni articolazione di quella struttura, ci sono oppressi e oppressori, contraddizioni che possono esplodere. La più esplosiva – oggi lo sappiamo, sessant’anni fa forse no – è quella di genere, tra donne e uomini, il patriarcato: lì si trova il bandolo per affrontare, e forse dipanare, tutte le altre. Basta non abusarne.

Invece è stata evocata più volte un’analogia tra l’aggressione della Federazione russa all’Ucraina (non tra Israele e gli abitanti della Striscia di Gaza; caso mai solo il viceversa) e uno stupro o un femminicidio. Sostenere che è stata l’Ucraina, o chi per essa, a provocare e spingere la Russia a muovere quella guerra feroce sarebbe come dire che la donna molestata, stuprata o ammazzata “se l’è andata a cercare”. Quell’analogia non regge. Intanto c’è di mezzo quel “chi per essa: forse l’Ucraina è solo la vittima di un gioco più grande di lei. Ma a invalidare quell’analogia c’è il fatto che ogni donna è un’unità indissolubile di corpo e di anima, di aspetto esteriore – il modo di vestire, di truccarsi, di atteggiarsi – e di vissuto: quanto ciascuna si porta dietro del tanto o poco di cui ha fatto esperienza nella sua vita. Un paese, una nazione, uno Stato, invece, sono un’altra cosa: non un’unità indissolubile ma un coacervo di “cerchie”, di posizioni, di interessi e punti di vista diversi. Dimenticare queste diversità, anche nel momento in cui forse appaiono meno chiare, ma sapendo che sono comunque destinate a palesarsi, è perdere di vista le ragioni che ci hanno guidato negli anni, nel corso delle più diverse vicende di cui siamo stati attori o spettatori: la distinzione tra oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori, dominati e dominanti, tra chi sta alla base della piramide sociale e chi al suo vertice. Una distinzione che gli sviluppi della guerra in Ucraina stanno portando alla luce ogni giorno di più: sia quella tra le vittime dirette della guerra, civili o soldati, da quelli arruolatisi volontariamente a chi cerca di sottrarsi alla guerra con la fuga, la renitenza o la diserzione, da un lato,  e, dall’altro, chi, al vertice di una delle tante piramidi sociali coinvolte, in Ucraina e “all’estero”, non ha fatto niente per evitare quella guerra e continua ad adoperarsi per protrarla “fino alla vittoria”. Ignorando, per forza di cose, le sofferenze di chi non ha niente da guadagnarci, né ora né domani. Poi c’è anche il rischio di guardare solo a questo lato del fronte, quello che i media occidentale ci fanno vedere, ignorando quello che succede “dall’altra parte”. Che senso ha battersi per la conquista o la riconquista di territori che la guerra sta rendendo inabitabili per decenni a venire?

Quella riluttanza a distinguere tra oppressi e oppressori ha finito per alimentare, oltre allo strazio a cui sono state condannate, oggi come per tutto il loro futuro, le vittime di questa come di tutte le altre guerre, e certo al di là delle intenzioni dei molti che hanno contribuito a suscitarla, l’evocazione di uno spirito bellicoso, da “maggio radioso”, che invoca “la vittoria” come unica alternativa alla “resa”. Si dimentica che la vittoria, se mai ci sarà (e di chi?), sarà di pochi; mentre all’opposto, questa volta sì per il 99 per cento, non ci sarà che sconfitta.

Il risultato è che si parla solo più di guerra come orizzonte delle nostre vite, tanto che persino nelle scuole, dove ogni discussione sul genere (“gender”) viene bandita come farina del demonio – ma è anche stato espulso da tempo, dal modo in cui vengono trattate le diverse “materie”, siano esse le letterature, la storia, la geografia, la chimica, la fisica o la matematica, ogni riferimento all’amore, non solo per le persone, ma anche per gli animali, le piante, il vivente, la mente, la Terra – viene invece introdotto per decreto l’insegnamento della guerra e della preparazione alla guerra: un’ennesima materia curricolare da aggiungere all’educazione civica, a quella ambientale, a quella sessuale (ma detta “del cuore”), all’alternanza scuola-lavoro…

Ma, per tornare allo stupro e al femminicidio, ve li immaginate gli insegnanti di oggi, frustrati dai moduli, dai tablet, dai “programmi”, dalle valutazioni, dalle aggressioni di studenti e genitori, dal pubblico disprezzo, dallo stipendio ridicolo, dalla competizione quotidiana con i social per conquistare l’attenzione degli allevi, insegnar loro Educazione sessuale cioè “al cuore”, come misura di prevenzione delle molestie, dei femminicidi, dello stupro?

E’ evidente che bisogna cominciare da un’altra parte: aprire le scuole alla vita del paese o del quartiere, a quella delle piante e degli animali, al cielo e agli astri; far vedere la Terra vista dal cielo: Gaia, un unico grande organismo tenuto in vita dall’aria, dalle acque, dal suolo e dagli ecosistemi che la ricoprono e di cui anche noi, ciascuno di noi, è parte. Ce lo siamo dimenticati.

Un solo esempio: dall’inizio della guerra le forze armate ucraine hanno sparato una media di 9000 cannonate (esplosive) al giorno, più i razzi e le bombe sganciate da aerei e droni (mettendo a dura prova le scorte tanto dell’Unione Europea che degli USA). E non sulla Russia, se non poco, e solo negli ultimi mesi, ma sulle regioni dell’Ucraina che vorrebbero riconquistare. Possibile che non abbiano fatto almeno altrettanto danno di quelle con cui l’esercito russo ha bersagliato l’altro lato del fronte?

L’europa che non c’è

Marzo 16, 2025 – 4:35 pm |

Quali altre sanzioni contro la Russia potrà mai varare l’Unione Europea, dopo che quelle già in atto hanno dimostrato scarso impatto sul potenziale militare russo, enormi danni per l’economia europea e vantaggi altrettanto grandi, soprattutto con la vendita di gas a prezzi di affezione, per gli Stati Uniti?

Che tipo di “difesa armata” potrà mai costruire l’Unione Europea autorizzando ogni singolo …

Non li hanno visti arrivare (i nuovi padroni)

Febbraio 27, 2025 – 2:58 pm |

Tutti i commentatori che per anni si sono spesi in ogni modo per affermare, ribadire e confermare la “nostra” (cioè la “loro”) fedeltà atlantica adesso si stracciano le vesti perché “l’America” (cioè gli USA; le Americhe sono un’altra cosa) non è più la stessa. Il colpo è stato forte, ma il loro sconcerto durerà poco. Presto li vedremo allineati con …

Automotive, il miraggio della ripresa

Dicembre 18, 2024 – 10:02 am |

Riuscirà una massiccia iniezione di sussidi, quella rivendicata da Confindustria, sindacati e opposizione, i 4,6 miliardi di euro che il governo ha sottratto al settore (per darli al Ponte?), o quella proposta a livello di Unione Europea (100 miliardi, ma forse 500, da finanziare con gli eurobond…) ad arginare o invertire il corso della crisi dell’automotive?

Per fare che cosa? Per …

Chi ha paura dei volontari di Valencia?

Novembre 4, 2024 – 10:03 am |

Nessuno stupore che il Presidente della Comunità autonoma di Valencia, Carlos Mazòn, cerchi di bloccare le carovane di giovani e di persone solidali che accorrono nelle zone colpite dall’alluvione per portare il loro aiuto –  acqua, viveri, abiti asciutti, coperte, medicamenti –  e per spalare il fango, liberare chi ne è rimasto imprigionato, salvare ciò che ancora può essere salvato. …

Crisi climatica è l’ora dell’adattamento

Novembre 2, 2024 – 4:09 pm |

In ritirata di fronte all’evidenza dei fatti, il negazionismo climatico e ambientale torna con forza alla ribalta ovunque, favorito dall’inerzia, dalla pochezza o dall’opportunismo dei governi e delle élite di quasi tutto il mondo. Un contesto in cui il governo italiano sguazza. Ma se – dicono – l’Italia concorre solo per lo 0,7% alle emissioni climalteranti globali, che senso ha adoperarsi tanto …

Noi e i migranti, futuri intrecciati

Novembre 2, 2024 – 4:08 pm |

La “questione dei migranti” (e profughi) è attraversata da un duplice paradosso: da un lato è ovunque al centro di uno scontro politico tra una destra “sovranista”, nazionalista e per lo più razzista – almeno ai vertici – che innalza la bandiera della “difesa dei confini”, cioè i respingimenti: con qualsiasi mezzo; di contro, la fu-sinistra non ha una proposta …

Il disastro di Valencia. Quell’ammasso di auto ci parla

Novembre 2, 2024 – 4:05 pm |

Il disastro di Valencia ci dispiega sugli schermi il futuro di noi tutti. Sarà così nelle conseguenze, anche se in modi differenti, sempre più spesso e ovunque, ora qui e ora là. Alcune cose sono certe: il progressivo scioglimento delle calotte e dei ghiacciai che renderà irregolare il flusso dei fiumi e incontrollabile l’innalzamento di mari che sommergeranno molte città …

Dopo l’automobile

Ottobre 18, 2024 – 7:09 pm |

L’automotive è in crisi: non vende abbastanza. Perché l’auto elettrica è ancora cara e poco pratica? O perché quella termica potrebbe non essere più vendibile o utilizzabile a breve? Il passaggio dell’auto dal termico all’elettrico sembra a molti il principale indicatore dello “stato dell’arte” nella transizione energetica, se non addirittura della conversione ecologica. La ragione è chiara: l’auto costituisce una componente …

Guerra e crisi climatica: i governi sono fuori di testa!

Luglio 9, 2024 – 10:09 am |

I governi di quasi tutto il mondo (quelli grandi e importanti come quelli piccoli e insignificanti, compreso chi governa una grande o piccola banda armata) marciano come sonnambuli verso una guerra mondiale sempre meno “a pezzi”; sempre più prossima a una conflagrazione generale. Irresponsabili e criminali.

Ma marciano anche, doppiamente irresponsabili e doppiamente criminali, verso una catastrofe climatica e ambientale irreversibile… …

Prendiamoci la città e altri scritti, storia di un percorso politico

Aprile 19, 2024 – 12:39 pm |

“Prendiamoci la città” era il progetto di estendere e sviluppare la lotta operaia, che in quegli anni attraversava con forza tutte le principali fabbriche italiane, spesso paralizzandole, su tutti i territori di riferimento – quelli abitati dagli operai e dalle loro famiglie – e sulle loro “istituzioni” – condomini, quartieri, ritrovi, uffici pubblici e privati, tribunali, carceri, ospedali, caserme, scuole …