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Il sole senza politiche

Inserito da on Novembre 23, 2013 – 6:59 pmNo Comment

INCENTIVI-FOTOVOLTAIC0Con la fine degli incentivi al fotovoltaico, dopo ben cinque versioni successive del conto energia, possiamo tentare un consuntivo sintetico dei risultati raggiunti, tenendo d’occhio, più che i dati tecnici, quelli relativi al contesto sociale. Innanzitutto l’Italia ha fatto un salto importante nel campo delle energie rinnovabili, risultato riconducibile soprattutto allo sviluppo del fotovoltaico: oltre 500mila impianti installati e oltre 100mila nuovi posti di lavoro, in gran parte coperti da personale giovane, con circa il 40% di donne. Il tutto in un periodo di crisi che ha visto diminuire l’occupazione in tutti gli altri settori. Il Paese è così arrivato in posizioni di tutto rispetto al traguardo della grid-parity (per ora in gran parte solo teorico). La partita vera si giocherà sull’autoconsumo legato alla realizzazione di reti autonome – che il Governo sta cercando di ostacolare con l’imposizione degli oneri di sistema – e soprattutto allo sviluppo delle soluzioni di accumulo. In ogni caso, le detrazioni fiscali previste – nel caso, tutt’altro che sicuro, che vengano rinnovate anche nei prossimi anni – rendono tutt’ora conveniente il ricorso al fotovoltaico; per chi se lo può permettere, cioè dispone di un tetto ben soleggiato e delle risorse per pagarsi l’impianto, dato che, con la fine degli incentivi, le banche si sono ormai defilate da questa partita. Tuttavia i passaggi da un conto energia all’altro, con la relativa riduzione degli incentivi, ha tenuto il settore in un continuo stato di allerta che ne ha pregiudicato le capacità di pianificare il proprio sviluppo; e ora molte imprese rischiano la chiusura – è il caso recente dell’impianto Marcegaglia di Taranto – o un serio ridimensionamento.

Tra gli aspetti negativi pesa poi, l’entità di incentivi troppo generosi (12 miliardi annui). Di per sé, a fronte dei vantaggi conseguiti – minore importazione di idrocarburi, minore inquinamento, maggiore occupazione, risparmi per gli utenti – la cifra non rappresenta un costo insostenibile. Il fatto è che hanno beneficiato di questi sussidi soprattutto i grandi impianti a terra, che hanno spesso devastato campi e paesaggi, realizzando circa i 4/5 della potenza installata (a fronte di un quinto per gli impianti di piccola taglia che hanno accesso allo scambio sul posto). Per di più, quegli impianti sono in gran parte investimenti speculativi, fatti spesso da società estere attratte solo dalla rendita garantita dagli incentivi e senza alcuna presenza in campo industriale. Cioè gli incentivi sono andati ad alimentare i profitti del capitale finanziario e non nuovi investimenti produttivi nel settore.

Per questo la maggior parte degli impianti installati è di importazione (da Germania, USA e soprattutto Cina; ma la cosa riguarda, in misura anche maggiore, le turbine eoliche) mentre, con una vera politica industriale, quegli incentivi avrebbero potuto sostenere maggiormente lo sviluppo di un’industria locale. Ma il danno maggiore è dato dal fatto che quel quinto di impianti di piccole dimensioni è stato installato in modo sporadico e casuale, seguendo richieste e iniziative di singoli utenti al di fuori di qualsiasi pianificazione: ha riguardato più le abitazioni che le fabbriche (distese di capannoni con tetti senza l’ombra di un impianto sono visibili in ogni Regione: colpa anche del leasing, quando i padroni del capannone non sono gli stessi dell’azienda), e quasi mai sono parte di un mix di fonti rinnovabili diverse, teso a ottimizzare il ricorso a tutte le risorse del luogo. Non solo, quindi, non si è investito abbastanza nelle produzioni a monte, ma, ed è la cosa più grave, si è investito poco o niente nella formazione di team interdisciplinari in grado di individuare, in ogni territorio e in ogni ambito, le soluzioni ottimali per abbinare le diverse fonti rinnovabili disponibili, l’efficienza energetica e la valutazione dei carichi da sostenere in ambito locale. Cioè non si è investito in quello che è il vero futuro delle rinnovabili. leggi il pdf completo