Manutenzione e riparazione
Questi tre meccanismi hanno in gran parte “messo fuori gioco” il mondo della manutenzione e della riparazione che dovrebbe invece essere il cuore di una società sostenibile. In molti campi gli addetti a queste funzioni sono sempre meno e sempre più cari.
Così l’obsolescenza programmata si traduce in un continuo aumento della produzione di scarti, e, conseguentemente, di rifiuti. Proprio per contenere la produzione di rifiuti – e non certo per ridurre la corsa ai consumi – si è giunti a cercare di metterla sotto controllo: a valle della produzione e del consumo, con una certa promozione del riuso e dei mercati dell’usato. A monte, con una normativa che per certe categorie di prodotti, mira a ridurne gli effetti. Notevole da questo punto di vista è una legge francese, in vigore dal 1.1.2021, che obbliga a evidenziare sull’etichetta di alcune categorie di prodotti, con un punteggio da 1 a 10, la robustezza dell’articolo, la sua probabile durata, la sua riparabilità, la facilità nel trovare pezzi di ricambio.
Ma se invece di guardare al problema dalla parte dei rifiuti, del fine vita del prodotto, lo guardiamo dal punto di vista della sua potenziale utilità sociale, appare evidente che, tra il suo uso/utilizzo iniziale e l’eventuale riuso/riutilizzo dopo essere stato venduto sul mercato dell’usato acquista, un ruolo centrale spetta proprio la figura del manutentore/riparatore. Manutenzione vuol dire far durare; riparazione, rimettere in vita un prodotto morto; ma anche aggiornare, con nuove componenti, un prodotto “vecchio”.
Naturalmente, nel mercato dell’usato, a monte della riparazione ci vogliono delle professionalità in grado di valutare e selezionare i prodotti, i componenti e i materiali ancora riutilizzabili e, a valle, una rete di venditori dell’usato si “generici” che specializzati. Si tratta, in tutti i casi, di mestieri differenti
Nel ruolo del manutentore/riparatore sono centrali tre aspetti, tre “virtù”: 1. Una forte competenza tecnica, che in parte si può acquisire attraverso processi formali di istruzione e addestramento, ma in cui conta molto anche l’esperienza e “l’affiancamento” di una figura esperta. 2. Una grande manualità, il saper “mettere le mani” dentro l’oggetto, sia esso un abito, un mobile, un’apparecchiatura elettrica o elettronica”, ma anche un locale o un edificio (l’unico campo in cui sperimentiamo ancora capacità del genere è quello della manutenzione degli autoveicoli). 3. Una grande attenzione e, spesso, una vera e propria passione, per l’oggetto del proprio lavoro.
Ogni articolo da riparare, da aggiornare o su cui effettuare la manutenzione è diverso dall’altro per marca, modello, anno di produzione, anche quando si rimane all’interno della stessa tipologia merceologica. Questo crea una radicale difformità del lavoro artigianale del manutentore/riparatore, rispetto al lavoro seriale che, dal modello fordista ha dato il nome a un’intera epoca, che è caratterizzato dalla uniformità e ripetitività dei gesti applicati sempre allo stesso oggetto.
Con delle conseguenze importanti: 1. il fordismo o, meglio, il taylorismo, ha privato il lavoro esecutivo di tutta la sua intelligenza e comprensione del processo produttivo, trasferite e sequestrate dal management; 2. ha reso superflua, e poi proibito, la comunicazione tra gli addetti allo stesso impianto; 3. ha distrutto la manualità anche là dove c’era: molti addetti ad attività ripetitive della produzione di massa, prima di entrare in fabbrica, avevano un mestiere, imparato sul campo, che hanno disimparato; dopo 10 anni di catena di montaggio non sanno più fare niente; 4. ha allontanato anche di molto il luogo di lavoro dalla sede della vita quotidiana, la fabbrica o l’ufficio dal quartiere.
Questi caratteri sono in gran parte invertiti dal lavoro di manutenzione e riparazione, che richiede intelligenza e comprensione sia del prodotto che del processo; un chiaro ed esauriente scambio di informazioni tra chi porta un prodotto a riparare e chi deve ripararlo, una forte manualità, in continuo perfezionamento e la vicinanza fisica tra il laboratorio dove si effettua la riparazione e il territorio dove i prodotti si guastano, tanto che in molti casi il lavoro si effettua a domicilio.
Queste due ultime due caratteristiche creano e rafforzano le relazioni sociali e fanno della manutenzione e della riparazione i nodi di una rete di contatti intorno a cui si possono consolidare dei rapporti periodici e permanenti anche tra coloro che ne sono i beneficiari. La manutenzione e la riparazione, in altre parole, creano comunità e la legano al territorio in cui operano; concorrono anche alla “manutenzione” delle relazioni sociali e al consolidamento del legame tra una comunità e il suo territorio.
Per questo, più che vedere nel riuso una soluzione per ridurre l’onere della gestione dei rifiuti occorre considerarlo un mezzo, tanto più potente quanto maggiore è la potenziale durata dei prodotti messi in circolazione, per alimentare un’attività e una organizzazione del lavoro che consolidano la coesione sociale e la cura del territorio, riducendo, come loro conseguenze, la necessità di prelevare dall’ambiente sempre nuove risorse.