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Rilancio della lettera aperta del 21 Marzo 2020, proposta dall’associazione laudato sì, per bloccare tutte le attività non essenziali.

Inserito da on Marzo 25, 2020 – 3:40 pmNo Comment

Sabato 21 marzo ho sottoscritto la lettera aperta lanciata da alcuni membri dell’associazione Laudato sì per dare voce e sostenere la giusta rivendicazione di sospendere l’attività, portata avanti da molti lavoratori – alcuni dei quali già scesi in sciopero – costretti a lavorare fianco a fianco in aziende e processi produttivi non indispensabili e a ritrovarsi ammassati nei mezzi di trasporto utilizzati per andare e tornare dal lavoro. Questo appello ha riscosso adesioni assai significative: lo riportiamo più sotto con le nuove firme, tra le quali compaiono anche le prime adesioni di rappresentanti sindacali di differenti organizzazioni.

Nel frattempo, anche le confederazioni CGIL, CISL e Uil hanno deciso in modo unitario di chiedere al Governo la chiusura temporanea di tutte le lavorazioni non essenziali. Al termine dell’incontro, il Presidente del Consiglio ne annunciava il fermo, ma questa decisione ha incontrato, prima e dopo il suo annuncio, la netta opposizione di Confindustria che, anche con una lettera del suo Presidente, anteponeva la salvaguardia della continuità produttiva a quella della salute dei lavoratori, delle loro famiglie e della collettività tutta. Così il decreto governativo – pubblicato a distanza di un giorno – consente la prosecuzione delle attività nella quasi generalità dei settori, fino ad includervi persino l’industria bellica. Il fatto che l’industria delle armi continui ad essere promossa e mantenuta in attività è uno scandalo al cospetto degli ammalati e delle vittime, del mondo ospedaliero, delle lavoratrici e dei lavoratori chiamati a rischiare il contagio pur di non fermare la produzione di strumenti di morte.

Non sappiamo attraverso quali meccanismi si sia arrivati a una conclusione che contraddice gli impegni presi con i sindacati (non esistono verbali del confronto), tanto che questi si sono detti pronti a mettere in atto uno sciopero generale; ma tutto il processo decisionale appare viziato da una grave mancanza di trasparenza e da un insufficiente rispetto della salute dei lavoratori e della collettività. Trasparenza e rispetto che dovrebbero accompagnare tutte le procedure attraverso cui il Governo e le sue agenzie decidono i provvedimenti di contenimento della pandemia, che avvengono invece senza il parere di un organismo di controllo tecnico-scientifico indipendente, in presenza di un sistema sanitario spogliato dai successivi tagli subiti negli ultimi decenni, fino a giungere all’attuale mancanza di ogni possibilità di dotarsi per tempo degli indispensabili presidi a tutela della salute pubblica. 

Contro le “maglie” decisamente troppo larghe del decreto governativo, gli scioperi in fabbriche e aziende si sono moltiplicati per iniziativa diretta delle lavoratrici e dei lavoratori con i loro rappresentanti. Esprimiamo loro la nostra solidarietà e diamo sostegno alla loro rivendicazione di avere voce in capitolo nel decidere che cosa è essenziale e che cosa no delle produzioni e delle attività in cui sono impegnati in ogni azienda. Auspichiamo che questa iniziativa sia la premessa perché sin da ora l’economia possa imboccare un percorso radicalmente diverso da quello che ci ha condotto all’attuale catastrofe, grazie a una riconquistata capacità dei lavoratori di far valere le loro ragioni insieme a quelle della collettività, sia nelle aziende che nella società. La ricomposta unità nella lotta per la sicurezza e la salute – dai rider senza tutele ai nuclei più organizzati di metalmeccanici, chimici e tessili – lascia sperare in un fronte attorno cui possa crescere la presa di coscienza di tanti movimenti, associazioni e corpi sociali alla ricerca un diverso rapporto con la natura anche per contrastare il cambiamento climatico e promuovere una vera riconversione ecologica. 

LETTERA APERTA

21 marzo 2020

BLOCCARE TUTTE LE ATTIVITA’ NON ESSENZIALI – DALLA LOMBARDIA UNA RICHIESTA PER TUTTA L’ITALIA. ORA.

La situazione drammatica che vive in questo momento la Lombardia non consente ulteriori rinvii rispetto all’assunzione di provvedimenti che si pongano l’obiettivo di contrastare in ogni modo la pandemia del Covid-19. In Lombardia si concentrano quasi la metà dei casi registrati di Covid-19 – ventimila persone al 19 marzo – e quasi i due terzi delle persone decedute, rispetto all’insieme del paese.  Numeri che vengono considerati pesantemente sottostimati, in particolare nelle province più colpite, per le tantissime persone anziane che muoiono in casa o nelle residenze assistite senza che venga eseguito il tampone. Sono colpiti gravissimamente medici, infermieri, operatori sanitari, molti ospedali non sono ormai più in grado di assicurare posti letto e risposte adeguate. Sono strazianti le scene che abbiamo visto in questi giorni.

Si è scritto che il 40% dei lombardi non rispetta l’obbligo di restare a casa. Chiediamoci il perché. In tutta la Lombardia – comprese le province maggiormente toccate dall’epidemia, e l’area metropolitana di Milano – centinaia di migliaia di persone sono costrette a spostarsi ogni giorno usando treni, autobus e metro per paura di perdere il lavoro, a causa di imprenditori sordi alla necessità di chiudere produzioni non essenziali.  Non è possibile rispettare le norme di sicurezza negli spostamenti, né è possibile verificare il rispetto del “distanziamento sociale” nelle tante realtà produttive della regione, specie in quelle piccole e piccolissime, dove i lavoratori operano gomito a gomito nelle fabbriche e negli uffici.  Cosa può pensare un lavoratore costretto a rischiare il contagio pur di non perdere il lavoro, vedendo la scritta luminosa “State a casa” sul palazzo della Regione Lombardia? Non è accettabile che il profitto degli imprenditori abbia la meglio sulla salute dei lavoratori e sulla sicurezza sanitaria della collettività. Di fronte alla morte di un terzo delle vittime registrate ora in Italia, nella provincia cinese dello Hubei è stata presa la decisione di chiudere tutte le fabbriche, insieme agli uffici pubblici e privati. È inaccettabile che una retorica della “produttività lombarda” divenga il veicolo del virus. 

Chiediamo alle istituzioni centrali e locali di tutelare la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici delle industrie e dell’indotto, imponendo immediatamente la chiusura di tutte le attività non considerate rigorosamente necessarie, e garantendo la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale a chi, per il bene della collettività, è chiamato a continuare le produzioni ritenute indispensabili. ORA. 

Silvio Garattini

Virginio Colmegna

Daniela Padoan

Mario Agostinelli 

Emilio Molinari

Simona Sambati

Oreste Magni

Guido Viale

Moni Ovadia

Antonio Pizzinato 

Gad Lerner

Luigi Manconi

Laura Cima

Benedetto Saraceno

Francesco Maisto

Grazia Francescato

Gianni Tognoni

Piero Bevilacqua

Paolo Cacciari

Lea Melandri

Marco Revelli

Tonino Perna

Tomaso Montanari

Roberta Turi

Enzo Scandurra

Roberta Fantozzi

Aldo Bonomi

Riccardo Petrella

Laura Marchetti

Ignazio Masulli

Alfonso Gianni

Paolo Favilli

Raffaella Bolini

Vittorio Agnoletto

Gino Strada

Franco Arminio

Leonardo Caffo

Battista Sangineto

Piero Di Siena

Vezio De Lucia

Graziella Tonon

Giancarlo Consonni

Alberto Magnaghi

Paolo Lucchesi

Angelo Consoli

Walter Ganapini

Alessandro Pagano

Vittorio Bellavite

Paolo Mattiello

Marco Bentivogli

Christian Gambarelli

Andrea Donegà

Andrea Ascari

Debora Rizzuto

Bruno Ravasio

Enrico Vacca

Omar Cattaneo

Giuseppe Rossi

Vittorio Cantoni

Mario Mangili

Jose Luis Tagliaferro

Maria Carla Baroni

Gioacchino Garofoli

Alfiero Grandi

Franco Padella

Danilo Tosarelli

Gianfranco Prini

Elio Pagani

Marco D’Isanto

 Paola Regina

Nicolò Di Stefano

 Bruno Hassemer

Pierantonio Montecucco

Enrico Pugliese

Anna Donati

Laura Quagliuolo

Licia Roselli

Giuseppe De Marzo

Andrea Vitale

Giovanna Procacci

Paolo Maddalena

Ileana Alesso

Emilio De Capitani

Annamaria Rivera

Maurizio Azzollini

Laura Arduini

Mariagrazia Guida

Roberto D’Ambrogio

Maria Grazia Meriggi

Maurizio Marchi

Marino Ruzzenenti

Giuseppe Vanacore

Marina Forti

Vittorio Pallotti

Anna Camposampiero

Luigi Mosca

Vittorio Bardi

Giuseppe Farinella

Amalia Navoni

Massimo Lodi

Sergio Talamo

Oscar Mancini

Sergio Bellucci

Marisa Fugazza 

Carla Casiroli 

Sergio Peronetti 

Vittorio Bardi 

Elisabetta Toful 

Filippo Bianchetti 

Rossana Beccarelli 

Roberto Mapelli 

Enrico Gagliano 

Luciano Beolchi 

Josè Tagliaferro 

Vittorio Bellavite

Antonio Corbelletti  

Claudio Brovelli 

Roberto Melone 

Franco De Alessandri 

PER ADESIONI: associazionelaudatosii@gmail.com