Rilancio della lettera aperta del 21 Marzo 2020, proposta dall’associazione laudato sì, per bloccare tutte le attività non essenziali.
Sabato 21 marzo ho sottoscritto la lettera aperta lanciata da alcuni membri dell’associazione Laudato sì per dare voce e sostenere la giusta rivendicazione di sospendere l’attività, portata avanti da molti lavoratori – alcuni dei quali già scesi in sciopero – costretti a lavorare fianco a fianco in aziende e processi produttivi non indispensabili e a ritrovarsi ammassati nei mezzi di trasporto utilizzati per andare e tornare dal lavoro. Questo appello ha riscosso adesioni assai significative: lo riportiamo più sotto con le nuove firme, tra le quali compaiono anche le prime adesioni di rappresentanti sindacali di differenti organizzazioni.
Nel frattempo, anche le confederazioni CGIL, CISL e Uil hanno deciso in modo unitario di chiedere al Governo la chiusura temporanea di tutte le lavorazioni non essenziali. Al termine dell’incontro, il Presidente del Consiglio ne annunciava il fermo, ma questa decisione ha incontrato, prima e dopo il suo annuncio, la netta opposizione di Confindustria che, anche con una lettera del suo Presidente, anteponeva la salvaguardia della continuità produttiva a quella della salute dei lavoratori, delle loro famiglie e della collettività tutta. Così il decreto governativo – pubblicato a distanza di un giorno – consente la prosecuzione delle attività nella quasi generalità dei settori, fino ad includervi persino l’industria bellica. Il fatto che l’industria delle armi continui ad essere promossa e mantenuta in attività è uno scandalo al cospetto degli ammalati e delle vittime, del mondo ospedaliero, delle lavoratrici e dei lavoratori chiamati a rischiare il contagio pur di non fermare la produzione di strumenti di morte.
Non sappiamo attraverso quali meccanismi si sia arrivati a una conclusione che contraddice gli impegni presi con i sindacati (non esistono verbali del confronto), tanto che questi si sono detti pronti a mettere in atto uno sciopero generale; ma tutto il processo decisionale appare viziato da una grave mancanza di trasparenza e da un insufficiente rispetto della salute dei lavoratori e della collettività. Trasparenza e rispetto che dovrebbero accompagnare tutte le procedure attraverso cui il Governo e le sue agenzie decidono i provvedimenti di contenimento della pandemia, che avvengono invece senza il parere di un organismo di controllo tecnico-scientifico indipendente, in presenza di un sistema sanitario spogliato dai successivi tagli subiti negli ultimi decenni, fino a giungere all’attuale mancanza di ogni possibilità di dotarsi per tempo degli indispensabili presidi a tutela della salute pubblica.
Contro le “maglie” decisamente troppo larghe del decreto governativo, gli scioperi in fabbriche e aziende si sono moltiplicati per iniziativa diretta delle lavoratrici e dei lavoratori con i loro rappresentanti. Esprimiamo loro la nostra solidarietà e diamo sostegno alla loro rivendicazione di avere voce in capitolo nel decidere che cosa è essenziale e che cosa no delle produzioni e delle attività in cui sono impegnati in ogni azienda. Auspichiamo che questa iniziativa sia la premessa perché sin da ora l’economia possa imboccare un percorso radicalmente diverso da quello che ci ha condotto all’attuale catastrofe, grazie a una riconquistata capacità dei lavoratori di far valere le loro ragioni insieme a quelle della collettività, sia nelle aziende che nella società. La ricomposta unità nella lotta per la sicurezza e la salute – dai rider senza tutele ai nuclei più organizzati di metalmeccanici, chimici e tessili – lascia sperare in un fronte attorno cui possa crescere la presa di coscienza di tanti movimenti, associazioni e corpi sociali alla ricerca un diverso rapporto con la natura anche per contrastare il cambiamento climatico e promuovere una vera riconversione ecologica.
LETTERA APERTA
21 marzo 2020
BLOCCARE TUTTE LE ATTIVITA’ NON ESSENZIALI – DALLA LOMBARDIA UNA RICHIESTA PER TUTTA L’ITALIA. ORA.
La situazione drammatica che vive in questo momento la Lombardia non consente ulteriori rinvii rispetto all’assunzione di provvedimenti che si pongano l’obiettivo di contrastare in ogni modo la pandemia del Covid-19. In Lombardia si concentrano quasi la metà dei casi registrati di Covid-19 – ventimila persone al 19 marzo – e quasi i due terzi delle persone decedute, rispetto all’insieme del paese. Numeri che vengono considerati pesantemente sottostimati, in particolare nelle province più colpite, per le tantissime persone anziane che muoiono in casa o nelle residenze assistite senza che venga eseguito il tampone. Sono colpiti gravissimamente medici, infermieri, operatori sanitari, molti ospedali non sono ormai più in grado di assicurare posti letto e risposte adeguate. Sono strazianti le scene che abbiamo visto in questi giorni.
Si è scritto che il 40% dei lombardi non rispetta l’obbligo di restare a casa. Chiediamoci il perché. In tutta la Lombardia – comprese le province maggiormente toccate dall’epidemia, e l’area metropolitana di Milano – centinaia di migliaia di persone sono costrette a spostarsi ogni giorno usando treni, autobus e metro per paura di perdere il lavoro, a causa di imprenditori sordi alla necessità di chiudere produzioni non essenziali. Non è possibile rispettare le norme di sicurezza negli spostamenti, né è possibile verificare il rispetto del “distanziamento sociale” nelle tante realtà produttive della regione, specie in quelle piccole e piccolissime, dove i lavoratori operano gomito a gomito nelle fabbriche e negli uffici. Cosa può pensare un lavoratore costretto a rischiare il contagio pur di non perdere il lavoro, vedendo la scritta luminosa “State a casa” sul palazzo della Regione Lombardia? Non è accettabile che il profitto degli imprenditori abbia la meglio sulla salute dei lavoratori e sulla sicurezza sanitaria della collettività. Di fronte alla morte di un terzo delle vittime registrate ora in Italia, nella provincia cinese dello Hubei è stata presa la decisione di chiudere tutte le fabbriche, insieme agli uffici pubblici e privati. È inaccettabile che una retorica della “produttività lombarda” divenga il veicolo del virus.
Chiediamo alle istituzioni centrali e locali di tutelare la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici delle industrie e dell’indotto, imponendo immediatamente la chiusura di tutte le attività non considerate rigorosamente necessarie, e garantendo la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale a chi, per il bene della collettività, è chiamato a continuare le produzioni ritenute indispensabili. ORA.
Silvio Garattini
Virginio Colmegna
Daniela Padoan
Mario Agostinelli
Emilio Molinari
Simona Sambati
Oreste Magni
Guido Viale
Moni Ovadia
Antonio Pizzinato
Gad Lerner
Luigi Manconi
Laura Cima
Benedetto Saraceno
Francesco Maisto
Grazia Francescato
Gianni Tognoni
Piero Bevilacqua
Paolo Cacciari
Lea Melandri
Marco Revelli
Tonino Perna
Tomaso Montanari
Roberta Turi
Enzo Scandurra
Roberta Fantozzi
Aldo Bonomi
Riccardo Petrella
Laura Marchetti
Ignazio Masulli
Alfonso Gianni
Paolo Favilli
Raffaella Bolini
Vittorio Agnoletto
Gino Strada
Franco Arminio
Leonardo Caffo
Battista Sangineto
Piero Di Siena
Vezio De Lucia
Graziella Tonon
Giancarlo Consonni
Alberto Magnaghi
Paolo Lucchesi
Angelo Consoli
Walter Ganapini
Alessandro Pagano
Vittorio Bellavite
Paolo Mattiello
Marco Bentivogli
Christian Gambarelli
Andrea Donegà
Andrea Ascari
Debora Rizzuto
Bruno Ravasio
Enrico Vacca
Omar Cattaneo
Giuseppe Rossi
Vittorio Cantoni
Mario Mangili
Jose Luis Tagliaferro
Maria Carla Baroni
Gioacchino Garofoli
Alfiero Grandi
Franco Padella
Danilo Tosarelli
Gianfranco Prini
Elio Pagani
Marco D’Isanto
Paola Regina
Nicolò Di Stefano
Bruno Hassemer
Pierantonio Montecucco
Enrico Pugliese
Anna Donati
Laura Quagliuolo
Licia Roselli
Giuseppe De Marzo
Andrea Vitale
Giovanna Procacci
Paolo Maddalena
Ileana Alesso
Emilio De Capitani
Annamaria Rivera
Maurizio Azzollini
Laura Arduini
Mariagrazia Guida
Roberto D’Ambrogio
Maria Grazia Meriggi
Maurizio Marchi
Marino Ruzzenenti
Giuseppe Vanacore
Marina Forti
Vittorio Pallotti
Anna Camposampiero
Luigi Mosca
Vittorio Bardi
Giuseppe Farinella
Amalia Navoni
Massimo Lodi
Sergio Talamo
Oscar Mancini
Sergio Bellucci
Marisa Fugazza
Carla Casiroli
Sergio Peronetti
Vittorio Bardi
Elisabetta Toful
Filippo Bianchetti
Rossana Beccarelli
Roberto Mapelli
Enrico Gagliano
Luciano Beolchi
Josè Tagliaferro
Vittorio Bellavite
Antonio Corbelletti
Claudio Brovelli
Roberto Melone
Franco De Alessandri
PER ADESIONI: associazionelaudatosii@gmail.com